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I rischi della blockchain

I rischi della Blockchain

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Una nuova era di cambiamento

Da sempre i cambiamenti epocali hanno attratto le più aspre critiche.

La letteratura recente è colma di avversioni a vario titolo verso l’innovazione in ogni ambito, che vada a minare il “già conosciuto”, il consolidato.

L’essere umano svolge automaticamente più dell’80% delle sue azioni. Il cervello predilige trasformare i comportamenti in routine, in prassi, in azioni codificate e ripetibili, perché pensare è dispendioso.

Le routine aiutano il nostro cervello a risparmiare energia e a minimizzare i rischi.

Tutto questo ha un senso da un punto di vista neurobiologico ed è utile alla sopravvivenza, non di meno la staticità, il rifiuto della novità può essere maggiormente dannoso.

Il cambiamento in cui siamo immersi è tuttavia repentino, drastico, inevitabile.

Il tema dominante degli anni ‘20 del nostro secolo è indiscutibilmente la digitalizzazione e con essa il culmine rappresentato dalla Blockchain: un registro digitale distribuito tra vari nodi della rete le cui voci sono raggruppate in blocchi, concatenati in ordine cronologico, e la cui integrità è garantita dall’uso della crittografia.

Il suo contenuto una volta scritto non è più modificabile o eliminabile, a meno di non invalidare l’intera struttura.

La Blockchain inoltre, opera con una dinamica peer-to-peer, ovvero uno scambio di informazioni reciproco tra pari, che consente di far disporre di informazioni di sintesi di tutte le transazioni avvenute all’interno del sistema dal momento della sua creazione.

Tale registro nasce dalla necessità di gestire ed organizzare una grande quantità di informazioni, pur mantenendo la sintesi ordinata degli avvenimenti nel tempo, in modo chiaro, veritiero, corretto e inalterabile

Un sistema quindi che rende democratico l’accesso alle informazioni, altamente condiviso, affidabile, rigoroso.

Appunto rigoroso, come gli algoritmi che decidono se si è un soggetto affidabile finanziariamente o meno, se si ha diritto ad un benefit, se si è compliant o meno ad una norma fiscale, ad un parametro, ad un indice…rispondendo solo ed esclusivamente alle logiche del software.

Ci troviamo, dunque, di fronte ad un sistema che mira ad essere uguale per tutti, ma basterà a garantire uguaglianza di trattamento?

Lo strumento, date certe condizioni, risponderà sempre nello stesso modo, mentre l’essenza dell’essere umano è la flessibilità, quell’adattamento all’ambiente che ci ha permesso di reagire in maniera diversa in situazioni apparentemente uguali. Quella scelta che nasce da una lettura istintiva e spesso non codificabile del contesto.

Ciò non vuol significare che tutto debba essere lasciato al caso, anzi l’esatto contrario.

L’utilizzo della Blockchain da parte delle piattaforme, applicazioni (dApp) e smart Contract, deve poterci orientare verso una lettura critica di fin dove la necessità di codificare le azioni del quotidiano (economiche, finanziarie, sociali, mediche, tecnologiche …) possa spingersi eliminando gli attuali schemi di garanzia di terze parti istituzionali, per aprirci ad un mondo in cui esistono solo liberi accordi tra privati.

Il bias cognitivo è che la blockchain potrebbe – automatizzando i meccanismi – tagliare fuori attori di garanzia, a cui oggi ci si può rivolgere per chiedere di essere difeso da eventuali soprusi.

In sintesi è necessario procedere, a mio avviso, con gradualità, poiché questo strumento non diventi un sistema superficiale, sbrigativo, per rendere automatici processi che invece necessitano di essere gestiti, monitorati e trattati con diligenza.